Il MITO, LE MOIRE E IL DESTINO

Qualche giorno fa ho iniziato ad ascoltare il podcast di Alessandro Gelain “Mitologia”. Circa duecento puntate dedicate alle meravigliose storie del mondo antico.
In particolare, dopo aver ascoltato la puntata dedicata alle Moire, mi sono trovata a riflettere sulla nostra vita, sui nostri affanni e sul nostro dolore.
Gli antichi greci hanno ancora molto da insegnarci, nonostante ai giorni d’oggi si avverta una certa avversità verso tutto ciò che è antico, astratto, immateriale, stimolo e fonte di riflessione. E’ tutto così materiale e concreto e, a volte, così sterile e superficiale, così mostruosamente utile.
In realtà non c’è nulla di inutile nella mitologia greca. Anche il mito greco, infatti, ha una grande utilità, seppur non quantificabile e materialmente misurabile. Quale? Quella di insegnarci qualcosa. Insegnarci a gestire le nostre emozioni, a reagire alle avversità, ad affrontare e superare il dolore, anche a conviverci talvolta, a lottare in difesa della giustizia e di quello in cui crediamo, a fare i conti con le bassezze e le nobiltà dell’animo umano.
Personaggi della mitologia greca, nate dall’unione dei due fratelli Erebo e Notte (Figli del Caos), le Moire sono le divinità filatrici, personificazione del destino ineluttabile. Dal luogo buio in cui vivono, Cloto, Lachesi e Atropo, tessono le fila della vita degli uomini, del loro destino.
La prima delle tre Moire, Cloto (la filatrice), alla nascita di ciascun esser umano, inizia a tessere dal fuso un sottile filo, per passarlo poi alla seconda. Lachesi (la distributrice), ricevuto il filo del fuso dalla sorella, lo arrotola, dipana, districa. Infine, l’ultima delle tre, Atropo, ricevuto il filo da Lachesi, lo taglia con una forbice, decidendo in questo modo chi deve vivere e chi deve morire. Una volta tagliato il filo, infatti, la persona a cui il filo è collegato muore.
Sono sempre stata affascinata dal concetto di destino. Mi sono sempre chiesta quanto della nostra vita è frutto del fato o del nostro libero arbitrio.
Basta osservare il mondo intorno a noi per capire che il destino, ineluttabile ed inesorabile, esiste e solo in parte la nostra vita è frutto del nostro agire e delle nostre scelte.
Esiste davvero un destino? E’ davvero tutto scritto? Non può negarsi che esista, almeno alla nascita di ciascuno di noi, una certa dose di fortuna. Chi come me, come noi, per esempio, è nato in un paese civile e democratico come il nostro, è certamente più fortunato di chi è nato in un paese povero, teatro di guerre continue.
Le tragedie a cui assistiamo quotidianamente, quanto sono frutto del nostro volere e quanto invece dal caso, dal fatto di trovarsi semplicemente nel posto sbagliato nel momento sbagliato?
La riflessione sul concetto di destino e sull’influenza che ciascuna delle nostre scelte ha effettivamente sulle nostre vite non deve certamente sminuire o, addirittura, arrivare ad azzerare l’importanza delle nostre scelte.
Siano esse giuste o sbagliate, è innegabile che, combinate ad un certo grado di causalità o di fato contro il quale poco possiamo, esse abbiano un ruolo fondamentale nella nostra esistenza.
Alla luce di tutto ciò acquista ancor più fascino il mito delle Moire, di queste tre personificazioni, responsabili del modo in cui si svolge la vita di ciascun uomo.
C’è chi trova le risposte nel mito, chi nella religione, chi solo in se stesso. L’unica certezza è che la domanda che ci poniamo tutti è sempre la stessa: qual è il mio destino?

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •